Ultimamente il
tema della tutela ambientale giunge sempre più spesso alla ribalta
dell’opinione pubblica; dopo decenni di sfruttamento sconsiderato delle risorse
del nostro pianeta è forse giunto il momento di passare dalle parole ai fatti.
Non molti sanno
che una delle risorse più idonee per invertire questa tendenza è la legna da
ardere, utilizzata nei vecchi camini
come nei più recenti termocamini,
ma anche nei forni a legna, come prodotto da cippare o per la produzione di
energia elettrica.
Il legno è una
risorsa:
-pulita, perché
non lascia scorie o altri elementi dannosi dopo la combustione, ma solo
sostanze naturali;
-disponibile,
perché la sua produzione può essere effettuata ovunque e non crea di certo
danni alla natura;
-biologica, dal
momento che è prodotta da organismi viventi;
-neutrale,
perché se è vero che durante la combustione viene rilasciata nell’atmosfera
anidride carbonica, è altrettanto vero che negli anni precedenti l’albero ha
assorbito enormi quantitativi di CO2 tramite il procedimento della fotosintesi;
-compatibile,
perché diversamente da gasolio, gas o petrolio non è destinata ad esaurirsi e
non contribuisce alla formazione dell’effetto serra;
-rinnovabile,
poiché si crea tramite alberi ed arbusti che si riproducono in continuazione
sfruttando l’energia offerta dal sole.
In Italia viene
prodotta una quantità di legna da ardere quasi autosufficiente per i bisogni
nazionali, raggiungendo anche il 90% del totale.
Negli anni ‘60
la produzione arrivava a circa 7 milioni di metri cubi l’anno; in seguito alla
deruralizzazione delle campagne del decennio successivo si è scesi fino a 4
milioni l’anno, mentre ai giorni nostri il consumo si è stabilizzato intorno ai
5 milioni.
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