I motivi che possono portare le coppie a spezzare l'unione matrimoniale 
sono tanti, uno dei quali più frequenti è senz'altro l'infedeltà 
coniugale del marito, anche se spesso i motivi di rottura sono dovuti a 
delle insanabili incompatibilità di carattere, che finiscono 
inevitabilmente per incidere sull'armonia familiare.
Nel sistema giuridico italiano, la prova della violazione dei doveri 
coniugali dei coniugi in costanza di matrimonio può essere motivo di 
addebito dello stesso, con conseguenze rilevanti anche in ordine alle 
questioni economiche della separazione, avendo per legge, entrambi i 
coniugi, il dovere di assicurare il rispetto di tutti gli obblighi 
suddetti, come ad esempio la fedeltà morale, oltre ad altri doveri 
rilevanti.
Ma la soluzione alla crisi coniugale è davvero la separazione consensuale?
La separazione come unica scelta possibile
La separazione coniugale, in alcuni casi, diventa davvero una scelta inevitabile.
Non sempre infatti è facile gestire i conflitti psicologici correlati 
alla crisi matrimoniale, e talvolta proseguire la convivenza con l'altro
 coniuge diventa davvero insostenibile, oltre che doloroso.
Spesso si tende ad associare erroneamente il concetto di fedeltà con 
quello di "fisicità".
E' bene tenere conto, infatti, che la 
giurisprudenza ha ritenuto spesso violato questo dovere anche in assenza
 di un'infedeltà intesa in senso fisico, ritenendo che la violazione 
dell'aspetto morale del dovere fosse comunque un elemento rilevante, in 
grado di determinare comunque l'addebito della separazione (immaginiamo 
il caso del coniuge che tradisce moralmente la moglie, svelando i 
segreti di quest'ultima).
Non necessariamente, dunque, un partner fedele
 dal punto di vista fisico è un partner effettivamente "fedele" dal 
punto di vista giuridico, potendo lo stesso violare il dovere con 
comportamenti scorretti, "legittimando" così la richiesta di separazione
 dell'altro coniuge.
In questi casi, così come in tutte le altre ipotesi di rottura affettiva
 tra i coniugi, la separazione legale diventa l'unica soluzione 
adeguata, perché la perseveranza, in un rapporto ormai privo di fiducia e
 stima, può generare stati di insofferenza importanti, soprattutto se la
 coppia ha prole, ovvero figli di minore età.
Separazione consensuale: una scelta sofferente ma obbligata in caso di conflitti insanabili
In base al tenore dell'art. 151 del codice civile, la separazione può 
essere richiesta dai coniugi quando, nel corso del matrimonio, si sono 
verificati fatti tali da rendere non sostenibile, soprattutto dal punto 
di vista psicologico, la prosecuzione del matrimonio.
Quando la convivenza tra i due è diventata impossibile, tuttavia, la 
coppia può optare innanzitutto per una separazione di fatto, che 
consiste in un periodo di temporaneo distacco, volto a capire se la 
crisi coniugale è definitiva o soltanto temporanea, con la possibilità 
di una riconciliazione.
La separazione di fatto consiste nell'interruzione momentanea di alcuni 
doveri coniugali, disposta a favore di uno dei due coniugi.
Si tratta di un istituto che non richiede l'intervento del giudice, e 
che si differenzia dalla separazione legale per diversi aspetti.
Separazione di fatto vs separazione legale: quali sono le differenze?
Al termine del periodo di separazione, i due coniugi potranno così 
capire se è il caso di proseguire con la separazione legale, o se, al 
contrario, riprendere la convivenza matrimoniale.
Con la c.d separazione di fatto i due coniugi avviano un periodo di 
sospensione temporanea del vincolo matrimoniale, a seguito di un accordo
 privato (la decisione può essere presa dunque soltanto con il consenso 
unanime di entrambi i partner).
L'istituto della separazione di fatto, tuttavia, non ha valore legale e 
non è disciplinata dal codice civile, di conseguenza anche se attuato, 
l'istituto non basta a iniziare l'iter legale per la dichiarazione di 
divorzio (per ottenere quest'ultima, infatti, è necessario che i due 
coniugi presentino un'apposita richiesta di separazione legale, potendo 
poi successivamente decidere se mantenere lo status di "separati" o 
proseguire con l'iter che, a determinate condizioni previste dalla 
legge, porta al divorzio (anche nel caso di divorzio senza figli, 
naturalmente, il giudice definirà gli aspetti economici del caso, 
compresi quelli relativi all'eventuale mantenimento a favore del coniuge
 più debole).
La separazione coniugale, dunque, diventa spesso l'unica soluzione 
possibile, soprattutto quando i due partner, pur avendo "tentato" una 
temporanea lontananza, non riescono a ristabilire l'affetto e l'iniziale
 unione coniugale.
Per gestire l'intero iter burocratico, i coniugi possono richiedere 
l'assistenza dell'avvocato divorzista a Roma, un professionista 
specializzato nella gestione delle crisi familiari.       
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