Che lo stato di
salute delle case italiane non fosse dei migliori già si sospettava, ma
l’analisi condotta da Domotecnica, presentata nel corso del 13° Congresso
Nazionale Domotecnica (Milano, 15 e 15 settembre 2011) non lascia spazio a
dubbi.
Lo studio è
stato condotto su un campione di oltre 4300 famiglie e, sebbene non possa
essere considerato rappresentativo al 100% della situazione nazionale, permette
di avere un quadro abbastanza esemplificativo.
Quasi 4
abitazioni su cinque in Italia (79,2%) sono state costruite prima del 1980,
mentre sono solo il 10,1% quelle edificate dopo il 2000. All’età media avanzata
dei nostri edifici corrisponde anche un livello d’isolamento termico
insufficiente; sono gli stessi inquilini infatti (l’81,5% degli intervistati) a
giudicare negativamente questo particolare aspetto.
Anche gli
impianti di riscaldamento non sono certo i più adatti per combattere gli
sprechi; l’87% degli italiani utilizza dei radiatori tradizionali, mentre sono
ancora pochi coloro che hanno scelto impianti radianti (a parete, pavimento e
soffitto) o radiatori dotati di valvole termostatiche.
L’utilizzo di
energie rinnovabili è ancora molto limitato; solo l’1,2% fa ricorso
all’impianto solare termico per il riscaldamento della propria abitazione, mentre
il 18,9% utilizza impianti a biomasse (camini e termocamini a legna o a pellet).
L’utilizzo
della legna per il riscaldamento (ma anche per altri aspetti, pensiamo ad
esempio ai forni a legna)
permette non solo di ottenere vantaggi dal punto di vista economico, ma evita
anche sprechi energetici; ovviamente, insieme ai tanti pro, ci sono anche i
contro, dovuti alla scarsa praticità di questi sistemi.
Insomma, in
Italia c’è ancora tanto da fare; la speranza è che il governo scelga di
mantenere gli incentivi e che l’attenzione non si limiti alla produzione di
energia pulita ma anche al contenimento degli sprechi.
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