Cip. Bet! Raise
fold. Sono le uniche parole permesse attorno al tavolo verde durante una partita di poker. Nessun'altra parola, nessuna espressione, per non lasciare trasparire nessuna traccia del proprio stato d'animo.
Il poker è un gioco tanto affascinante quanto difficile; è diventato un vero e proprio sport, e non più gioco d'azzardo da bisca clandestina, e per giocare a poker tecnica e allentamento sono fondamentali: si indicono tornei, gare e campionati, e tutti lo conoscono almeno di nome, anche se giocarci è un'altra cosa.
Il poker, volendolo dire in parole povere, è un gioco di carte; della sua origine non si hanno certezze: potrebbe essere un gioco persiano, che i marinai della Persia insegnarono ai francesi coloni a New Orleans, ma non si ha nessuna certezza fino alla prima testimonianza, data dall'attore Joseph Crowel, che riferisce di un gioco con un mazzo da venti carte e quattro giocatori in cui questi devono scommettere su chi vincerà la mano.
È quindi negli Stati Uniti che il poker prende piede nell'era moderna, e trova ampio spazio a Las Vegas, con i suoi templi dell'azzardo, dove giocare a poker è un must, ma anche in rete, dove prosperano le online poker rooms. Il poker infatti è per sua natura un gioco d'azzardo, perché per entrare in gioco bisogna necessariamente puntare qualcosa, ed è il gioco d'azzardo in cui più di tutti conta non la fortuna (anche se ce ne vuole sempre un po') ma soprattutto l'abilità: bisogna essere in grado non solo di valutare le probabilità, ma anche di studiare il comportamento degli avversari distinguendo realtà da bluff e saper fare a propria volta buon uso dei bluff, assolutamente leciti nel gioco. Bisogna aver chiaro che ogni minima espressione del proprio volto è segretamente studiata da tutti gli avversari, e potrebbe essere fatale per la buona riuscita di un bluff di cui, magari, si ha bisogno per vincere: se non si hanno in mano buone carte, bisogna almeno fingere di averle. Ogni strategia poker è da studiare, per trovare quella più congeniale, arrivando a fingere di fingere, come il poeta, che è un fingitore, e "finge tanto completamente che giunge a fingere che è dolore il dolore che davvero sente".
Quindi, dopo aver studiato a fondo le regole poker e una volta che si conoscono a menadito i punteggi, si può cominciare a parlare pokerese: la prima parola è cip, che è la puntata minima per entrare in gioco, e poi si continua con bet, se si è i primi a mettere una somma sul piatto, seguito da raise, se ci si sente sicuri delle proprie carte abbastanza da alzare la posta in gioco; call, invece si dice per giocare una somma e vedere le carte degli altri giocatori per scoprire se bluffavano o no, e infine fold, con il quale ci si ritira dal gioco quando ci si rende conto che gli altri potrebbero non bluffare e avere davvero in mano delle carte migliori delle nostre. Un gioco di poche parole, e soprattutto di poche espressioni.
È un gioco fatto di bugie, se vogliamo, ma per saperlo giocare bisogna saper capire le persone che abbiamo davanti. Capendo quanto i nostri avversari sono disposti a rischiare, e a perdere, forse si può riuscire a non perdere troppo, e studiando ogni movimento, ed ogni espressione, magari minimamente sfuggita al controllo per un secondo, si può capire, forse, se è il caso di andare avanti oppure di fermarsi.
Articolo a cura di Lia Contesso
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